Il portoghese è una lingua storico-naturale parlata oggi da circa 260 milioni di persone (sia parlanti nativi L1, che non nativi L2), è ufficiale in nove paesi sparsi in quattro continenti: Angola, Capo Verde, Guinea Bissau, Mozambico, Guinea Equatoriale (che però non è un paese di lingua portoghese bensì spagnola, il portoghese risulta solo tra le lingue ufficiali) e São Tomé e Príncipe in Africa, Brasile in America, Timor Est in Asia e, ovviamente, Portogallo in Europa. Nel territorio cinese di Macao il portoghese continuerà ad essere lingua co-ufficiale accanto al cantonese fino al 2049, e per finire nello stato federato indiano di Goa è parlato da una piccola parte della popolazione.
La storia di questa meravigliosa lingua è molto antica; prima di tutto è importantre ripercorrere la sua linea genealogica; dunque, diremo che è una lingua appartenete alla famiglia indoeuropea, al ramo delle lingue romanze, al gruppo romanze occidentali, al sottogruppo ibero-romanze, al sottogruppo iberiche-occidentali, lingua galego-português che “spaccandosi” diede vita a due lingue: il portoghese e il galiziano. L’influenza più forte, che costituì la principale base fonetica, morfosintattica e lessicale definita in linguistica sostrato, fu il latino che venne introdotto capillarmente nella società grazie agli oltre seicento anni di dominazione romana della penisola. Il latino si può dividere approssimativamente in classico e volgare, con il termine volgare si indica l’idioma parlato dal popolo, ed è proprio questo che evolvendosi diede vita alle lingue romanze o neolatine che, sebbene siano fortemente imparentate tra loro godono di una netta differenza; tra queste oltre al portoghese possiamo menzionare: il rumeno, l’italiano, il francese, lo spagnolo, il catalano, il galiziano, l’occitano, il siciliano, il ligure, il sardo, il napoletano, e altre ancora. La similarità che queste lingue conservano è da attribuire principalmente alla grande organizzazione dell’impero romano nella gestione delle vie di comunicazione e nel mantenimento di un saldo controllo in ogni parte dell’impero; viceversa la netta differenza che le separa, oltre a un processo storico-sociale secondo il quale tutte le lingue storico-naturali si trasformano nel corso del tempo, è da ricercare nella vastissima estensione dell’impero romano (approssimativamente 5.000.000 di km² di superficie), proprio per questo motivo ogni area dell’impero sviluppò una (o più) lingua volgare differente da tutte le altre; inoltre dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente tutti questi volgari imboccarono strade differenti.
Non fu solo il latino a dar forma al portoghese, un ruolo notevole fu svolto dalla cultura araba che diede un forte contributo al lessico, specialmente in determinati campi semantici. Durante l’occupazione mora vennero introdotti termini inerenti al commercio, alla toponomastica (studio scientifico dei nomi geografici), alla politica, alle scienze e all’alimentazione. Fornisco qui qualche esempio, la parola portoghese “azeite” (olio d’oliva) deriva dall’arabo الزيت (al-zayt), “xarope” (sciroppo) deriva da شراب (sharab ), “Algarve” (nome di una regione portoghese) deriva da الغرب (Al-Gharb) letteralmente “l’occidente”.
Come già detto il galego-português fu la lingua antenata del portoghese vero e proprio, essa iniziò a formarsi più o meno agli inizi del IX secolo nell’area corrispondente alla Galizia e al nord del Portogallo, ed ebbe un periodo di vita di circa cinque secoli per poi estinguersi verso la fine del XIV secolo. Quando Afonso Henriques (primo re portoghese) rese indipendente una contea chiamata Condado Portucalense dal regno di Galizia, quest’ultimo sviluppò una sua storia autonoma per poi entrare sotto l’influenza del regno castigliano che nel contempo stava crescendo e annettendo sempre più territori, fu questa la principale causa che intaccò l’identità linguistica del galego-português conducendolo a una divisione che diede vita al portoghese, che assunse tratti sempre più peculiari e identitari, e al galiziano che nonostante goda di una forte autonomia dallo spagnolo possiede comunque più punti di contatto rispetto a quanto il portoghese condivida con lo spagnolo. Chiaramente, le due lingue venute fuori dal galego-português godono di una forte somiglianza e mutua intelligibilità (possibile comprensione di una lingua in cui non si hanno competenze attive).
Il galego-português ebbe un ruolo cruciale dal punto di vista letterario, e dalla fine del XII secolo fino alla metà XIV secolo raggiunse la sua massima espressione poetica. D. Dinis (importante re portoghese dal 1279 al 1325) fu uno dei primi poeti a produrre opere in questa lingua. Quando si parla di poesia medievale galego-portuguesa s’intende un tipo di letteratura prodotta da vari autori iberici non necessariamente nativi dell’area d’origine della lingua ma provenienti da uno spazio che abbraccia l’intera penisola, per questo motivo il galego-português è la lingua della prima poesia peninsulare. Il genere è la lirica cantata che prende il nome di “Lírica Galaico-Portuguesa”, essa è osservabile principalmente in tre raccolte tutt’oggi conservate: O Cancioneiro da Ajuda, il più antico e completo risalente alla fine del XIII secolo, O Cancioneiro da Vaticana che fu copiato in Italia agli inizi del 1500, e O Cancioneiro da Biblioteca Nacional de Lisboa che fu anch’esso copiato in Italia tra il 1525 e il 1526. In ognuno di questi canzonieri sono presenti tre tipi diversi di cantiche, dell’amico, nelle quali la voce narrante appartiene alla donna, dell’amore dove è l’uomo a parlare, e le cantiche dello scherno, produzioni satiriche e umoristiche nei confronti di uno o più personalità dell’epoca.
Dunque, il portoghese vero e proprio iniziò a manifestarsi successivamente al XIV secolo e si sviluppò nel corso dei secoli distaccandosi in misura sempre maggiore dalle altre lingue della penisola. Tra le innovazioni linguistiche che contribuirono a caratterizzarlo possiamo menzionare:
- Il passaggio dei digrammi/digrafi (gruppi consonantici contigui) latini “PL”, “CL”, “FL” in un unico digramma “CH” (alfabeto fonetico internazionale IPA pronuncia [ʃ]), lat: plenu – port: cheio (ita: pieno), lat: plumbo – port: chumbo (ita: piombo), lat: clamare – port: chamar (ita: chiamare), lat: flere – port: chorar (ita: piangere);
- La caduta della -L- intervocalica (lettera “L” tra due vocali): lat: dolor – port: dor (ita: dolore), lat: color – port: cor (ita: colore);
- La caduta della -N- intervocalica: lat: bonu – port: bom (ita: buono), lat: luna – port: lua (ita: luna), lat: manu – port: mão (ita: mano);
- Il ricchissimo panorama fonetico, che in linguistica si chiama inventario fonematico, costituisce una parte peculiare di questa lingua che possiede ben otto vocali orali e cinque vocali nasali, sono proprio queste ultime a conferire al portoghese il tipico suono nasale che lo contraddistingue;
- La pronuncia del portoghese è molto complessa e unica nel suo genere, il rapporto tra scritto e orale è trasparente anche se ci sono varie eccezioni e non è raro che a un singolo segno grafico corrispondano più fonemi (suoni). È il caso del segno “X” che vanta ben quattro pronunce diverse non sempre prevedibili;
- Il lessico è molto ricco, è prevalentemente di origine latina ma come abbiamo già visto vi sono elementi provenienti da altre lingue, tra cui arabo, germanico, celtico e greco, è caratterizzato da parole spesso molto diverse dalle controparti neolatine; d’altro canto (e come è giusto che sia) sono presenti numerosissime parole simili o analoghe a quelle delle altre lingue romanze.
Nel 1536 venne redatta la prima grammatica portoghese per mano di Fernão de Oliveira denominata “Grammatica da lingoagem portuguesa” seguita dalla “Gramática da Língua Portuguesa” di João de Barros, prodotta nel 1540.
Esistono diverse associazioni internazionali che hanno come elemento centrale la lingua portoghese, la più importante è la CPLP (Comunidade dos Países de Língua Portuguesa) con sede a Lisbona, fondata il 17 luglio 1996. Essa ha l’obiettivo di intrattenere rapporti di cooperazione, amicizia e agevolazione tra i paesi membri ovvero tutti quelli che adottano il portoghese come lingua ufficiale. L’ IILP (Instituto Internacional da Língua Portuguesa) con sede a Praia (capitale del Capo Verde), fu creata nel 1989 e ha come obiettivi la promozione, la difesa, l’arricchimento e la diffusione della lingua portoghese in quanto mezzo di cultura, informazione, istruzione e conoscenza scientifico-tecnologica. La PALOP (Países Africanos de Língua Oficial Portuguesa) è un’altra organizzazione di cooperazione internazionale che riunisce i cinque paesi africani di lingua portoghese più la Guinea Equatoriale (vedere su); la cosiddetta “Africa Lusofona”. Gli obiettivi principali sono lo sviluppo, la diplomazia, l’istruzione, la cultura e la crescita economica; inoltre, la lingua portoghese rappresenta per questi paesi un elemento di unione importante per la comunicazione in quanto, sebbene purtroppo sia stato esportato violentemente durante la colonizzazione dei portoghesi, risulta essere uno dei pochi, e in alcuni casi l’unico, mezzi di comunicazione che gli abitanti delle aree in questione hanno a disposizione dato l’immenso panorama multietnico presente in uno stesso territorio (caratteristica comune di tutti i paesi africani) in cui sono presenti tante lingue spesso molto diverse tra loro.
Una stupenda peculiarità di questa lingua è quella di avere una sua data di celebrazione; infatti, nel 2009 la CPLP stabilì il 5 maggio data ufficiale per celebrare la lingua e la cultura lusofona. Nel 2019 l’UNESCO proclamò tale data ufficiale a livello internazionale denominandola “Giornata Mondiale della Lingua Portoghese”.
Nel 2006 a San Paolo del Brasile fu aperto al pubblico il Museo della Lingua Portoghese, un luogo in cui è possibile scoprire la storia della lingua ed entrare a contatto con la sua cultura e la sua bellezza.
Concludo con una citazione che il grande scrittore Manuel Alegre disse in occasione della Giornata Mondiale della Lingua Portoghese il 5 maggio 2020.
“O português anda pelos cinco continentes, língua de diferentes identidades e culturas, em que as vogais, não têm todas a mesma cor. E em que as consoantes, como se sabe, em Portugal assobiam, na África cantam e no Brasil dançam.”
“Il portoghese naviga attraverso i cinque continenti, lingua di differenti identità e culture, dove le vocali, non hanno tutte lo stesso colore. Dove le consonanti, com’è noto, in Portogallo fischiano, in Africa cantano e in Brasile danzano.”